L'estate di Mila by Estelle Maskame

L'estate di Mila by Estelle Maskame

autore:Estelle Maskame [Maskame, Estelle]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2023-04-07T19:53:15+00:00


13

All’interno la casa degli Avery è esattamente come mi sarei aspettata che fosse l’abitazione del sindaco di Nashville: elegante e impeccabile, un po’ algida, ma con una scatola di volantini elettorali mezza vuota nell’angolo della cucina.

Anche se è un’antica casa padronale, è chiaro che è stata ristrutturata di recente. La cucina sembra nuova di zecca, con ripiani di vetro su misura e un forno praticamente immacolato. Perfino le piastrelle bianche del pavimento sono lucenti. E nessuno potrebbe mai sospettare che vi sia appena stato cucinato un pasto – i piatti sono già stati lavati e rimessi a posto, il piano cottura è stato pulito e nell’aria aleggia odore di disinfettante.

«Da questa parte» dice LeAnne, che indossa ancora la gonna aderente e la camicetta. Prende una bottiglia di vino da una rastrelliera alla parete, recupera un apribottiglie da un cassetto e poi attraversa la cucina per spostarsi in sala da pranzo.

Io e Blake la seguiamo fino a un grande tavolo di vetro. Le sedie sono ricoperte di velluto riccio d’argento e paiono talmente lussuose che esito a sedermi. Sono quasi terrorizzata all’idea di rovinare il tessuto.

«Tu puoi metterti qui» dice Blake scostando una sedia.

Della musica di sottofondo proviene da un altoparlante nascosto da qualche parte e il profumo dell’arrosto con i contorni invade l’aria. Il mio stomaco si contrae per la fame. Mi siedo imbarazzata dove mi è stato detto e giocherello con le mani in grembo.

Blake si accomoda di fronte a me, LeAnne va a capotavola. Ci sono altre tre sedie vuote, ma ho l’impressione che non vengano usate spesso. Mentre LeAnne posa la bottiglia di vino sul tavolo con un tonfo, le osservo la mano senza farmi notare, per vedere se porta una fede nuziale. Non ce l’ha.

L’atmosfera, nonostante il cibo fantastico e la musica leggera, non è particolarmente distesa. Forse perché Blake è più silenzioso del solito o per lo sguardo che mi ha lanciato LeAnne in giardino. Ha visto la mano di Blake sul mio ginocchio? Magari è superprotettiva nei confronti del figlio.

Blake si schiarisce la voce e accosta la sedia al tavolo. Comincia distrattamente ad accumulare patate sul piatto. «Ha un aspetto fantastico, mamma» dice rompendo il silenzio. «Grazie».

LeAnne gli rivolge un debole sorriso e poi apre la bottiglia di vino. Se ne versa un bicchiere.

«Mila» mi dice. «Serviti pure».

Se c’è qualcosa di più imbarazzante che mangiare insieme a un ragazzo e a sua madre, è che si aspettino che mi serva da sola. Cioè, quanto arrosto devo prendere? Quante carote mi toccano? È lo stesso disagio provato le prime sere con zia Sheri e Popeye, quando mi aggiravo in punta di piedi e facevo di tutto per rilassarmi, ma senza risultare invadente in una casa non mia.

«Grazie per avermi permesso di venire» dico educatamente, mentre imito Blake e mi servo. «Sembra tutto buonissimo».

«Prego, ma devi ringraziare Blake» risponde LeAnne con un’occhiata significativa nella sua direzione. Usa un tono indifferente, neutro, e si porta il bicchiere alle labbra.

Blake le lancia un’occhiataccia fugace, poi restano a guardarsi carichi di una tensione che non riesco a interpretare.



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